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Il pensiero immerso nella molteplicità delle cose, sparsa nel tempo, nelle epoche, domina questo nuovo libro di Amos Mattio ben oltre lo stesso disegno narrativo, che nasce nella ricerca di un'identità personale, condotta attraverso un passato remoto e ricomposto nei luoghi del mondo e della storia e nel riemergere di nomi e immagini. Spicca in queste potenti "Strategie di un mondo perduto", la pullulante presenza di figure e situazioni, di veri e propri personaggi, di tracce innumerevoli e multiformi, di ambienti diversi. Mattio vi realizza un disegno molto vasto, in «un gioco dei geni che si divertono a combinare i caratteri». Un decisivo elemento di originalità viene dalle scelte di forma e registri, muovendosi Mattio, soprattutto nella prima parte, "Maden", tra racconto poetico in versi e prose che ne costituiscono in qualche modo il recitativo, a fronte di un canto comunque densissimo e insieme internamente mosso. Un canto che nella seconda parte, "Sinite parvulos" - a tratti facendosi più rarefatto - tende a coinvolgere presenze emblematiche di bestie e bambini, di giovani e vecchi, nella violenza e nell'insensatezza delle cose del mondo, nei rivoli di una «morte dipinta».